Gerusalemme, 2009
14 Settembre 2012,
Gerusalemme
Laura sta per inviare l’ultimo resoconto del suo viaggio.
Arrivata in Medio Oriente ha aperto un blog. E’ brava: tanti
sono i lettori che la seguono.
Tra poche ore tornerà a Roma, dopo tre mesi di viaggio.
Estenuanti tragitti in autobus, lunghe camminate sotto il
sole del deserto, messe nelle chiese di Gerusalemme e visite alle moschee di
Damasco, le campane cristiane che si fondono con i canti ebraici, mentre un muezzin, lontano, chiama alla preghiera.
Ricordi, esperienze, incontri.
Si sente diversa, Laura: ha cambiato il suo sguardo. Ed ora,
finalmente, può vedere e capire davvero.
“Are you happy?”
le aveva chiesto un beduino sulla strada per Gerico.
In un sentiero tra dune di sabbia, Laura aveva capito: nel
mosaico di un’esperienza di viaggio aveva ritrovato se stessa. O meglio, aveva
trovato la forza di ascoltarsi.
Abbandonata la sicurezza di una confortevole vita ordinaria,
senza scadenze da rispettare e lavori da preparare, Laura aveva fatto i conti
con se stessa.
E aveva finalmente capito cosa la rendesse felice davvero.
Tutto il resto era diventato semplicemente un abbandonarsi
al destino.
Tornata a casa, aveva dato le dimissioni, aveva letto molti
dei libri che voleva leggere da anni, fatto lunghe chiacchierate con amici dei
quali sentiva la mancanza, si era concessa esperienze che rimandava da tempo.
Si era sottratta alla sindrome del “non essere abbastanza
brava per fare qualcosa” e aveva ricominciato a scrivere. Per raggiungere la felicità,
la sua felicità, c’era una strada, bastava che lei volesse percorrerla.
Abbandonati i sentieri battuti, Laura aveva invertito la rotta e si era data
fiducia: si era ascoltata, aveva seguito i segnali, e si era messa in cammino.
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