Pull rosa salmone, collana di perle e pietre dure: sorride.
Minacce e intimidazioni non le fanno paura: Adriana Musella
parla di uomini delle istituzioni collusi con la mafia, che distruggono,
annientano, cancellano il lavoro pazientemente fatto nelle scuole per seminare
germogli di legalità e semi di speranza.
E’ una controrivoluzione difficile da combattere, quella
contro chi viene dall’alto.
“Riuscirà mai a cancellare quella macchia grigia dalla sua
memoria?”.
Alla tavola rotonda sulla lotta contro la mafia, ha
rievocato una vicenda di trent’anni fa.
3 maggio 1983. Via Apollo, Reggio Calabria.
Una autobomba esplode, spargendo nell’area circostante brandelli
del corpo dilaniato di un ingegnere salernitano. Una macchia grigia resta sul
muro del palazzo di fronte a quello dove vive la giovane Adriana. Tracce del
cervello di Gennaro Musella.
Non era un burocrate, né un magistrato, né un politico.
Quell’uomo era suo padre.
Un uomo comune, un professionista che aveva fatto qualcosa
che non doveva fare, che aveva denunciato irregolarità e connivenze politiche
in una gara d’appalto pilotata dai “Cavalieri dell’Apocalisse” di Catania.
Vittima di mafia: nome comune di persona.
E’ il titolo del libro pubblicato in occasione del
trentennale della scomparsa di Gennaro Musella.
“Mai si potrà eliminare quella macchia grigia”, dichiara
Adriana Musella.
“Mai potrò toglierla dalla mia memoria, mai potrò cancellare
il dolore. Posso, però, dargli un senso con l’impegno, costruendo un’etica
della memoria basata sulla formazione e l’informazione”.
Dell’educazione alla legalità attraverso la testimonianza ha
fatto la sua missione, impegnandosi in una battaglia di sensibilizzazione nelle
scuole.
“Fino a qualche anno fa tanti erano coloro che arrivavano a
negare l’esistenza della mafia. Ora il ricordo di quello che è successo a mio
padre vive aldilà di me”.
Per i tanti, spesso anonimi, soldati in trincea contro la
mafia si è scelto un fiore: una gerbera gialla, simbolo di solarità e rinascita,
emblema della speranza e della determinazione di coloro che lottano per non
dimenticare, perché si possa diventare, tutti insieme, il cambiamento.
Ps Segnalo domani, a “Caffeina”, festival culturale a Viterbo,
l’incontro con Maria Falcone, ore 21, Viterbo, Cortile dell’Abate.
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