Timori, invidie, resistere al dolore.
Coraggio e incoscienza: accettare le proprie paure e
imparare a conviverci.
Seguire passioni o affrontare la propria missione.
Dignità, perseveranza, irreprensibilità.
Perdere la propria vita per renderne immortale il ricordo.
Fuggire o restare: andarsene, per continuare a combattere.
Cambiamenti culturali e gogne mediatiche: contare i propri
amici sulle dita di una mano.
Accuse di abbandono, di presunzione, palazzi dei veleni e
ristoranti in campo dei fiori.
Pranzi in famiglia, le preoccupazioni fuori: aspettano con
gli uomini della scorta.
In palestra alle 630, rinunciare ai propri spazi, accettare
una vita difficile.
Dimenticarsi il cinema…Perché due file libere per rischio
attentati è davvero troppo.
Uccidere, moralmente e fisicamente, cancellare un mito?
Silenzio assassino, Stato complice, mancanza di strumenti,
di volontà, presunte legittimità e insufficienza di prove. Sospetti e mandanti
illustri, prime corone ai funerali…
Un rintocco di campana, in questa notte d’estate.
Storie di uomini, racconti di luci ed ombre, specchi di
conflitti interiori.
“Gli uomini passano, le idee restano, perché questi orrori
non abbiano a ripetersi”.
Conclude Maria Falcone.
La memoria come strumento di difesa per nuove generazioni
smarrite: dalla disperazione di una sorella, dall’indignazione di una cittadina
vent’anni di missione.
“Chi, come, perché?”
Ma non è con uno sbaglio che tutto finisce.
“Lei ha ancora fiducia nelle istituzioni?” Le domandano.
“Se non ce l’avessi ora starei a casa: la democrazia è la
nostra conquista più importante”.
Maria Falcone a Caffeina, Viterbo, 10 Luglio 2012. Foto Giulia Venanzi
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