Niente guide e tour organizzati: al massimo in tre, la
mattina presto.
Abbandonata la cartina all’ingresso, passeggiare, vagare,
fermarsi per poi perdersi tra queste case, immaginandosi gli sguardi alle
finestre, domandandosi come fosse la vita 2000 anni fa tra questi cardi e questi
decumani, seguendo il rumore di passi perduti sul selciato di pietra, cercando
voci in altre lingue, inseguendo l’odore del mare lontano.
Pavimenti di triangoli colorati e scale di legno: il ricordo
di una colata di fango, immortale fotografia. Sgargianti colori ormai sbiaditi
contro l’armonica linearità dei bianchi a noi noti: passionali o eleganti,
inafferrabili, inconoscibili...Uomini di allora.
Scovare un grifone, un uccellino, un cervo, tra le pareti di
una casa: simboli magici, divinità o semplice curiosità bambina?
Il sole picchia: è già mezzogiorno.
Via verso la stazione, Sorrento è vicina.
Cinquanta minuti con la circumvesuviana, biglietto unico,
sei euro e trenta, speciale weekend. Un’ occhiata a chiese e cattedrali,
passeggiata tra i vicoli del centro, un po’ traballanti (tra limoncelli e
sorbetti alcolici!), svegliarsi con un bagno, nella spiaggia libera sotto la
villa comunale.
E’ quasi sera ormai: ora di tornare, riaddormentandosi sui
sedili afosi del treno: la movida napoletana ci aspetta…
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