Ho sempre pensato ai libri come a percorsi su isole
immaginarie.
Non avevo una grande vita sociale da bambina: preferivo i
romanzi agli amici, i pomeriggi di pioggia alle uscite domenicali.
Ora senza amici non sono, e soffro guardando la pioggia.
Restano, però, sul comodino, i fedeli compagni senza i quali
non riuscirei ad avviarmi per viaggi notturni.
Alcuni sono guru per i momenti di tristezza e riflessione:
“Amare nella libertà”, “Siddharta”, “Le città invisibili”, “L’uomo ad una
dimensione”. Ho avuto l’ardore di rileggerne uno solo: degli altri non voglio
sporcare il ricordo.
“Il cammino dell’uomo” l’ho iniziato e quasi finito d’un
fiato, seduta su una panchina in un pomeriggio disteso, dopo la pioggia.
Dai tempi di “Ebano” Kapuscinski mi indica il cammino: “Ho
dato voce ai poveri” mi ha letto nel pensiero, “Viaggi con Erodoto” mi ha fatto
le carte e ora attendo il responso di “Autoritratto di un reporter”.
“Il Dio delle piccole cose” attende, paziente, che lo
riprenda in mano, per perdermi di nuovo in quelle atmosfere da fiaba a metà.
“Lessico Familiare” mi implora, maestro esigente, ma temo il
giudizio di quelle conversazioni ovattate in stanze dense di sentimenti.
“Marco Polo non c’è mai stato”, “The Great Gatsby” e “Les
Mémoires d’Hadrien” mi fanno compagnia, assieme al “Castello dei destini
Incrociati” in queste sere di inizio estate, flebili antidoti al sonno che
arriva.
Prima di riprendere il cammino mi domando, vi domando,
perciò:
- Qual è il libro che consigliereste al
vostro migliore amico?
-
Quale quello che rileggereste?
-
Quale quello che “sarebbe ora vi decideste a leggere
davvero?”
Ed ora, buon viaggio, qualunque sia la vostra meta…