Svaniscono le luci, la folla, il rumore di idee di Times Square: scompaiono oltre la pista di pattinaggio del Rockfeller Center e le decorazioni di Natale. Un lego trovato per strada, un dollaro beneaugurante al collo: scorrono via gli incontri, granelli di sabbia tra le dita. Ma i legami forti restano, seduti sui banchi di legno di una chiesa sulla 5th: un ragazzo in ginocchio, una nonna e il nipotino, camicia viola e gilet grigio, un portafoglio di pelle per sentirsi grande. Sfila la gente dopo la comunione: noi aspettiamo, con la paura di sciogliere una riunione di famiglia.
“Bye, have a nice Sunday”.
Una commozione che ritorna ogni volta, fosse pure in capo al mondo, guardando in silenzio nella stessa direzione, la mia Itaca in lontananza.
Si intravedono le prime luci: tempo di un primo bilancio.
…
Costruire, metter ordine, definire le stanze di un castello di sabbia, senza sapere se durerà, se sarà spazzato via dal vento o se l'acqua lo ricostruirà altrove.
Coltivare rose e approfondire amicizie, discutere affari di casa e imparare a orientarsi tra i piani, parlare via skype in spagnolo senza più paura, il mio accento come un tocco di originalità. E i progetti non più sigle ma ormai fatti di volti, le casette di Columbia Heigjhts come vecchie amiche, la gioia davanti all’azzurra all’angolo, sapendo che casa è vicina.
”It’s gonna be…All right”
Comincio a contare i giorni: ormai è quasi Natale.
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