Happy Hour di arrivederci e almuerzos di despedita. Custodire Dc nel ricordo, abbracciandola dalla collina del Cimitero di Arlington, prima di perdersi in una festa ad Adams Morgan, e trascinarsi a casa in bici alle tre del mattino.
Cosa mi mancherà?
Il silenzio ovattato del fine settimana, l’ allegria soddisfatta dei caffè del venerdì, gli sguardi stupiti dei signori alla reception mentre me ne vado alle dieci di sera. E specialisti semi sconosciuti che condividono frammenti fragili, preziosi delle loro vite con te, giovanissima europea pseudo in carriera, arrivata da poco. Adesivi, forcine colorate e torte con frosting alla fragola per farmi felice.
Settimana pseudo tormentata, ultima chance per un nuovo lavoro, con la sensazione di non essere artefice della mia vita, l' anima piena di commozione, e gratitudine.
Molte persone mi han domandato perché voglio così tanto restare a DC.
La maggior parte di loro crede che sia per il mio lavoro strapagato, che " lascerà un segno nel mio cv". Altri credono che sia per la bella città, o perché sono stata ammaliata dal fascino delle comodità della vita americana.
Chi mi conosce davvero sa che non sono queste le cose che contano.
Voglio restare per i miei amici, per le persone meravigliose che in questi mesi mi han consolata, mi han fatto sorridere, mi han dato fiducia quando l’avevo persa, mi han camminato accanto e mi han resa felice.
Altre volte ho pianto, partendo.
Dopo i sei mesi a Warwick, dopo l Erasmus a Lille, dopo i due mesi di India e dopo i sei anni a Roma ho sentito che sarei voluta restare, perché erano casa quei luoghi. Ma, come si dice “non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti1”.
"Piccoli pezzetti di cuore seminati nel mondo" come mi disse mio fratello tanto, tanto tempo fa.
Incrociando le dita, Farewell Dc.
1 Atti degli Apostoli 1,1-11.
E' il cuore che parla, vivi questa realtà come un segno della Grazia che ti avvolge in questo momento...non tutti purtroppo hanno la fortuna di fare queste magnifiche esperienze.
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