Piove, piove, piove sulla baia.
E per varie ragioni anche dentro di me.
Sprezzanti goccioline rapide, odore di pesce, raffiche
intermittenti, vento caldo, cielo a macchie di nuvole nere. Barche nel porto,
piccole luci, si allontanano lentamente.
Due giorni in mare, anche per noi, sotto la pioggia.
Mi torna in mente il motto norvegese “non esiste il cattivo
tempo, ma solo abiti non adatti”.
Peccato che stavolta non ci ho proprio azzeccato: infradito,
due magliette e un costume: lo zaino vero lasciato ad Hanoi.
“Più leggeri si va, più lontano si riesce ad arrivare”, mi
ero detta. Vero, tranne questa volta. Per fortuna i tre ragazzi hawaiani in barca
con me mi prestano un k-way, vero salvavita in questi giorni di monsoni. Una
piccola barca rossa appena uscita da un libro di fiabe per bambini, un
timoniere e un nostromo vietnamiti che non parlano inglese, ma che si dimostreranno
cuochi eccellenti. L’avventura nella baia può cominciare.
…
Isole, isole, isole, come stelle cadenti nell’acqua scura
del Golfo del Tonkino.
Inaspettate visite a grotte sotterranee, da scoprire assieme
a gruppi di cinesi e thailandesi urlanti, al ritmo della musica pop dei
banchetti di souvenir per turisti, alla ricerca della foto più stravagante tra
segnali di stop cestini della spazzatura (solitamente introvabili) a forma di
delfini e pinguini. E poi nuotate in baie nascoste, incontri ravvicinati con
trasparenti meduse, docce mattutine con acqua piovana, precari giri in canoa
tra casette colorate, cani da guardia e ponti di bambù.
Un lembo di cielo azzurro, poi il sole che spunta quando
stiamo per tornare al porto: un ultimo viaggio in un paesaggio intessuto di
poesia.
Campi verdissimi, barche colorate, isole sperdute, acqua ora
turchese: arrivederci Cat Ba…
Torneremo.
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