Darsi tempo, per parlare con sé.
Cogliere l’occasione di descriversi e scuotere chi guarda,
rabbrividendo di freddo, in questo wend di inizio marzo. Cogliere l’ occasione
di parlare, per una volta non distratta dalle bandiere del Campidoglio, dalle
strade larghe (ora deserte), dai cortili che abbracciano i tanti musei.
Darsi tempo per confondersi tra la gente sulla 14, senza
perdere l’orientamento dopo 3 margarita al lost society, senza sentirsi sperduta
anche se è notte e la luna non c’è, non più affamata dopo una jumbo pizza,
rianimata dopo una passeggiata in collina.
Darsi tempo per sentirsi stanchi e per dormire fino a tardi,
per non esserci sempre, per non essere sempre all’altezza. Darsi tempo per
guardarsi, anche dove la luce non c’è, per accettarsi, né più né meno di altri,
semplicemente diversi. E scoprire quanto è difficile capire, gli altri e il
loro modo di essere, le tue amiche latinoamericane già ad aspettarti, mentre tu
cominci ad arrivare in ritardo. E ci saranno sempre alcune cose che nessuno
apple store potrà dare, e alcuni errori che nessuna politica di resa acquisti americana potrà mai
riparare.
Con i piedi per terra, e lo sguardo in alto, continuare a
sperare, e a pregare…
Prima della battaglia.
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