La mia casa sarà sempre “dentro”?
Mi seguirà dovunque io vada?
O mi sveglierò un giorno scoprendo di essermela lasciata
dietro le spalle, e di sentirne terribilmente la mancanza?
Qualche giorno fa ho vagato per Roma, come ai vecchi tempi,
che tanto vecchi non sono ma sembrano lontani anni luce. Le strade che si
svegliano attorno al corso, l’odore intenso dei cornetti caldi, il traffico
delle ore di punta ancora lontano. Il silenzio fecondo di una vecchia
biblioteca,il sole caldo delle ottobrate romane, la felicità di ritornare in un
posto caro.
Adoro questa città.
La sento mia come un rifugio, come un porto sicuro dove
tornare la sera, quando fa notte presto e senti tanto freddo. La sento mia come
la mia isola nella corrente, per tutte le volte che l’ho osservata sorridendo
aldilà del Tevere. La sento mia come un sentiero segreto tra biblioteche,
pasticcerie e gelaterie, che tante volte mi han consolata dopo un esame andato
male o con più gioia dopo la fine di una sessione.
Ci torno sapendo che la troverò cambiata: saranno cambiati i
negozi del centro, H&M, Zara e Gap a rimpiazzare Onyx e le Gallerie San
Carlo, che nutrivano i miei desideri di adolescente. Ma quest’aria no, immutata
resterà quest’accoglienza soffusa per i vicoletti, tra chiese custodi di Caravaggi
e angeliche Biblioteche.
L’ho salutata sorridendo, guardandola fissa attraverso
l’acqua di una fontana. Senza voler partire, ma sapendo che ogni volta tornare
significherà ritrovare casa.
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