lunedì 6 gennaio 2014
Italy: love it or leave it
Which city do you call home?
Senza tapparelle, né sole, né olio, né sole, né bidet, ma coi i mezzi che funzionano, i musei gratis, il bikesharing, gli stipendi proporzionati, le start up e l’imprenditoria giovanile.
“Per tutto quello che avrei potuto fare, essere e avere a casa mia”.
Quattro anni, nove traslochi, tre copri piumino, le pentole di altri, niente caffettiera abituandosi al ginseng, domandandosi chi ti ha reso schiavo di un odi et amo per una città che mai ti lascerà andar via. Ma tu raccontaglielo quanto fanno male i sogni.
“Vi ricorderò con la mia lontananza di avere dei rimpianti”.
E non rispondetemi che la felicità è mia, e mia soltanto: "non sono che una scheggia andata ad infrangersi da qualche altra parte”
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Which city do you call home?
No curtains, no olive oil, no sun, but with bus that run, free museums, bikesharing, good salaries start-ups and young entrepreneurship.
"That's for all that I could do, be and have at home."
Four years, nine mo three covers, somebody else boots, no coffee maker, getting accostumed to ginseng, while wondering who made me a slave of my home country.
"With my absence I will make you remember what you should regret."
And don't answer me that happiness is mine, and mine alone: I am just a dreamer fighting somewhere else "
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