domenica 13 gennaio 2013

"Porque a veces las cosas cambian..."




 “Porque, a veces, las cosas cambian”.
Una casa a metà, o scoprire l’altra metà di se stessi in una nuova casa.
Inviti insperati e sguardi commossi, dopo un silenzio carico più di mille parole.
Sorprendersi a sorridere, e a ricostruire se stessi, moltiplicando l’amore condividendolo.

Un’altra settimana di lavoro, sempre in bilico, in discussione, sorvolando a mezz’aria priorità e motori della vita, imponendosi di uscire in orari decenti, e di concedersi il wend. Una settimana di "limature" di lati spigolosi, di comprensione, di lunghe camminate nelle scarpe degli altri. Una settimana di scontri, chiarimenti, riavvicinamenti insperati, confessioni...E pesi tolti dal cuore.
Sentirsi inferiori, talvolta fuori luogo, troppo piccoli per trovare la strada, le vite degli altri alla finestra, a prendere direzioni definitive, e io a guardare, facendomi le carte tra domande, perplessità e passi incerti sul mondo.
Finalmente davanti alla “colazione dei canottieri”, dopo essersi regalati il Piccolo Principe, correndo indietro, perché non è mai troppo tardi per tornare bambini. E il mio puzzle prende forma, tra gallerie d arte e aperitivi, il vecchio corso di zumba e nuovi sorrisi, finalmente non più estranei, davanti agli ascensori.

Parece imposible, pero, a veces, pasa [1]”
Una felicità sottile e difficile da comprendere, impossibile da misurare come la profondità della pace, nel silenzio di se stessi, non più al riparo dei propri timori.

“Che ne sarà di me?”...Restano le domande, tante, sempre.
“Every day is a gift: take care and keep smiling.
And never, never, never give up”.


[1] Almudena grandes, “Atlas de geografìa humana”


sabato 5 gennaio 2013

Buon Cammino


                                                                                     Lago di Bolsena, Italia

Un silenzio che accoglie tutte le preghiere, anche quelle nascoste sotto la fragile, illusoria tranquillità quotidiana. Un silenzio che riscalda, come un amico ritrovato, mentre l’acqua cambia colore, irrimediabilmente, fallace presunzione di racchiudere sentimenti.
“Se l’animo non te li mette contro”.
“Mi mancherai”, un arrivederci sussurrato da chi non ti aspetti, in uno sguardo profondo, oltre tutte le distanze. Un abbraccio che unisce,  anche se il tempo è poco, ricordando un altro abbraccio, di qualcuno ormai ripartito. Legami che continuano, nonostante tutto. Due persone fatte l’una per l’altra, a rincorrersi senza mai trovarsi, sempre smarrite in angoli diversi della propria storia.
E si sorride, pensando alle priorità, ai legami, domandosi “se durerà”, in questa notte caldo amara, a raccontarci il futuro,  frugando trai ricordi, ricostruendo questi mesi lontani. Una chiesa vuota, candele e silenzio, dopo il rumore e il frastuono. Tempo di incasellare tasselli, prima di continuare il puzzle.
Ma è già ora di levare l’ancora verso le mie isole nella corrente, guardandole assonnata, ricordandole col pensiero attraversando i Fori imperiali, in una melanconia dolce di un pezzetto di vita nuova ma già parte della mia storia.
Ormai è quasi mattina, scompaiono le stelle in lontananza…
Tempo di ripartire: buon cammino.

sabato 29 dicembre 2012

Momenti felici...per illuminare l'inverno

Roma, piazza Navona

E poi torni, cambiato.
Occhi diversi, diversi giudizi, diverse emozioni, un diverso sguardo: hai imparato ad accogliere, diversamente. Tutto ormai nuovo, anche se mai cambiato: indistruttibile come un ricordo e accogliente come un abbraccio.

Piazza Navona sempre la stessa: stesso sorriso profondo di gialli palloncini su uno cielo rosa di sera, stessa gioia arrivando a casa, ridefinendo casa.
La cena di Natale e i discorsi di fronte al caminetto, le riflessioni sui massimi sistemi davanti ad una cioccolata inzuppata di “brutti ma buoni”, l’internazionale finalmente di carta e la gioia di ritagliare l’oroscopo, ritrovare il mio lago camminando lentamente in un giardino ormai quasi segreto. Un incontro inaspettato e il sapore d’inverno sull’Arno, cantucci e alberi di Natale.
 “Per due soldi un topolino mio padre comprò”: accento toscano e grezzezza romana.
Regali piccoli come un pensiero e importanti come l’affetto di chi ti conosce davvero, amici che aspettano, ricorrono, accolgono, a metà strada, per venirti incontro.
Amici che ascoltano e si preoccupano, leggendo sotto le preoccupazioni futili e le fragili garanzie sufficienti ai più.
Amici che ritornano, da tanto lontano o da dietro l’angolo, chissà perché.

“Per fare il frutto ci vuole il seme”. La bambina interrompe la sua canzone: stiamo per arrivare.
Oltreoceano, aspettando la primavera, con una valigia carica di momenti felici per illuminare l’inverno.





domenica 23 dicembre 2012

Verso casa...




Passano White Christmas alla radio: odore di cinnamon roll, di caffè e di Natale. Valige di regali, alberi, luci e decorazioni sopra le porte dei gates. Tempo di tonare a casa, a quella vera. Due mesi intensi come una vita, sfuggenti come un miracolo, metamorfosi nascosta dietro un biglietto d’aereo.
Quanto si può cambiare senza ingannare se stessi?
Quante e quali sfide accettare sul proprio cammino?
Mettersi in gioco, ricominciare, per caso o per fortuna. Differentemente, per gioco del destino.
Scoprirsi duri come la roccia e fragili come un castello di sabbia, mentre la marea si avvicina. Accettare i propri limiti e scendere a compromessi: con se stessi, soprattutto. Sorridere, ridere e ricominciare: ogni giorno di più, senza guardarsi indietro, con gli occhi aperti a tutto quello che verrà. E svegliarsi di colpo, scoprendo di aver già trovato degli amici, rendendosi conto che Dc non è poi così fredda e che Georgetown ricorda l’Europa.
22 dicembre,  2012. JFK: eight hours left.
Ora di tornare a casa, in tempo per Natale.

domenica 16 dicembre 2012

Abbracciando l'America


Passano i giorni e sempre più mi sento a posto, nel mio posto: in un'altra casa, diversa da  quella vera, ma sempre più mia.
Alcuni momenti duri, tanto lavoro e qualche arrabbiatura, ma si dimentica tutto dopo una chiacchierata con una nuova amica e una cupcake.
Ci si sente felici conoscendosi pian piano, scambiandosi saluti, modificando idee e cambiando punti di vista, coniando parole in spagnolo, inglese e francese, nella mia nuova famiglia del decimo piano, un mix di colombiani, peruviani, guatemaltechi, haitiani e spagnoli.
Un puzzle che prende forma attraverso i consigli, le rassicurazioni, gli aiuti di persone che mi conoscono poco, ma che già mi vogliono bene, mentre le giornate si riempiono tra alberi di natale, vagabondaggi prenatalizi e feste di compleanno.
Un pezzo di pizza per ricordarmi che è sabato e non rompere le tradizioni: oggi giornata di puro shopping, abbracciando l’America tra le buste colorate di un outlet. 
Sei giorni e si parte: il conto alla rovescia è cominciato…!

domenica 9 dicembre 2012

"It's gonna be...All Right"




Svaniscono le luci, la folla, il rumore di idee di Times Square: scompaiono oltre la pista di pattinaggio del Rockfeller Center e le decorazioni di Natale. Un lego trovato per strada, un dollaro beneaugurante al collo: scorrono via gli incontri, granelli di sabbia tra le dita. Ma i legami forti restano, seduti sui banchi di legno di una chiesa sulla 5th: un ragazzo in ginocchio, una nonna e il nipotino, camicia viola e gilet grigio, un portafoglio di pelle per sentirsi grande. Sfila la gente dopo la comunione: noi aspettiamo, con la paura di sciogliere una riunione di famiglia.
“Bye, have a nice Sunday”.
Una commozione che ritorna ogni volta, fosse pure in capo al mondo, guardando in silenzio nella stessa direzione, la mia Itaca in lontananza.
Si intravedono le prime luci: tempo di un primo bilancio.

Costruire, metter ordine, definire le stanze di un castello di sabbia, senza sapere se durerà, se sarà spazzato via dal vento o se l'acqua lo ricostruirà altrove.
Coltivare rose e approfondire amicizie, discutere affari di casa e imparare a orientarsi tra i piani, parlare via skype in spagnolo senza più paura, il mio accento come un tocco di originalità. E i progetti non più sigle ma ormai fatti di volti, le casette di Columbia Heigjhts come vecchie amiche, la gioia davanti all’azzurra all’angolo, sapendo che casa è vicina.

”It’s gonna be…All right”
Comincio a contare i giorni: ormai è quasi Natale.

sabato 1 dicembre 2012

E poi la vita risponde






















“Si arriva sempre dove ci stanno aspettando”

L’ho letto in un libro, prima di partire.
Ora che cammino la sera tornando a casa, lontana da casa, comincio a capire il senso di questa attesa silenziosa, di questo ritorno nascosto. Guardo le case, le corone di Natale alle porte, le luci accese e le candele alle finestre, e una parte di me pensa sia un film, l’altra sorride capendo che sembra esserci un posto, anche per me.

Possibilità e difficoltà, la paura di cadere e la voglia di volare alto. Biglietti da visita, crostate, palestre e happy hour, nuovi sorrisi e vecchie abitudini. Tessere con pazienza una rete di relazioni, e riempirsi di gioia quando la si trova salda, pronta a sorreggerti quando non riesci a navigare da solo, ad indicarti la strada con un sorriso, un abbraccio, una parola gentile, non importa in che lingua.
Il mondo dentro e la realtà di fuori, avvilupparsi nel proprio destino e allargare lo sguardo all’infinito. Sfiorare in silenzio il frastuono delle preoccupazioni e imparare a suonare la propria musica, anche se talvolta è più fragile di una lacrima. Sognare o imparare a svegliarsi, accettare di vivere al riparo o scendere a patti col mondo.
Aprire gli occhi e guardarlo in faccia, il mondo, per capire che ci ha dato gli strumenti, e il nostro posto va “solo” costruito.
   
“Accadono cose che sono come domande.
Passa un minuto, oppure anni.
E poi la vita risponde”[1].

Il libro, alla fine, non l’ho messo in valigia: ho deciso che la mia storia volevo scriverla io.




[1] Alessandro Baricco, Castelli di Rabbia