Due giorni di metafore, tra marce al buio e effimeri disegni di fiori, pronti a lasciarsi distruggere in virtù di un ricordo. Camminate tentennanti, affidandosi al buio, riempiendo vuoti coscendo il disegno a metà.
Castelli di carte crollano sul filo di una skypecall, in un pomeriggio di quasi inverno, nessun Facebook per mostrare la disillusione di questo fine partita.
Piangere, arrabbiarsi e gridare.
Per un giorno, prima di trovare la forza per ricostruire il passato da un altro punto di vista.
Altre ragioni e diverse opinioni, per rendere ancor più difficile riconciliarsi col giusto.
Accettare che siano cambiati i pezzetti di cuore, e che le formule dell' amore non siano sempre le stesse. Raccogliere fino all' ultima carta di un gioco distrutto, curando tutte le lacrime, indossando altre scarpe, provando a dimenticare se stessi.
Ricominciare, trovando il coraggio per giocare un' altra partita, scoprendo quanto fa male la sofferenza degli altri, e quanto brucia la tua.
E fu sera e fu mattina: il Corpus Domini e la forza dei miracoli.
Guardare in faccia i propri egoismi, le proprie gelosie; mandar giù' tutto, per ripagare qualcuno che tanto ci ha amati.
Perdonare.
Per quanto sia difficile, perdonare.
E continuare a credere nei miracoli, anche solo per un giorno.
"Il lago dei miracoli" era rappresentato in questo quadro. E l'ultimo miracolo, una giornata intera di sole dopo mesi di pioggia,
RispondiEliminalo ha illuminato....